Non riesco a considerare nessuna necessità nell’infanzia tanto forte come la necessità di protezione del padre.
Sigmund Freud
Premessa
Ho citato la frase di Freud perché egli, dopo la morte del padre, avvenuta il 23 Ottobre 1896, attraversò momenti difficili che lo portarono all’autoanalisi.
Anch’egli si trovò a confermare l’importanza della figura paterna per lo sviluppo psico-fisico e la vita mentale dei figli.
Il padre è stato da sempre considerato il capo famiglia ma, di fatto, ricerche e studi hanno sempre dato prevalenza al legame madre figlio trascurando la figura del padre.
Nella cultura occidentale dell’ultimo secolo ci sono stati notevoli cambiamenti sul piano lavorativo e professionale. Precedentemente, i figli seguivano prevalentemente i loro padri nell’imparare un lavoro e una professione, ad esempio, nel lavoro in campagna o in città, nelle botteghe di commercianti e artigiani, i padri insegnavano ai loro figli il mestiere . Col trascorrere dei tempi, il mutamento delle attività lavorative ha allontanato i figli dai genitori, ma soprattutto dal padre. Il padre è colui che elargisce denaro, ma conta sempre meno nella vita del figlio.
Ultimamente si inizia a parlare di più dell’importanza della figura del padre all’interno della famiglia. Su questo tema si organizzano congressi, si producono libri e film; c’è un clima di riscoperta. Forse questo rinato interesse è dovuto proprio al fatto che se ne sente la mancanza. I cambiamenti attuali della famiglia hanno fatto nascere nuove tipologie familiari come le famiglie monogenitoriali e le famiglie ricomposte.
Spesso nelle famiglie monogenitoriali sono le madri che si occupano dei figli e nelle famiglie ricomposte possono esserci sovrabbondanza di figure di riferimento. Frequentemente, tutto ciò porta a sentire nei figli la necessità di ristabilire chiarezza, confini e regole che solo la funzione paterna può dare.
Si è passati quindi, in pochi decenni, da un padre padrone, capo di famiglia, stabile, rigido, che aveva dei ruoli ben definiti, dava regole, stabiliva ciò che si poteva e ciò che non si poteva fare, ad un padre assente, confuso, incerto e sfuggente.
Ora, più che nel passato, si sente la mancanza della funzione paterna.
Ma certo la società è completamente cambiata ed anche il desiderio di un padre accanto è cambiata. Il padre che si desidera al proprio fianco è un padre autorevole e non autoritario, che definisce e chiarisce ogni volta i confini in modo naturale e armonico e non rigido, presente e non controllante, che conosce e riconosce i suoi figli, che li ama e li protegge dando loro conforto, fiducia e sostegno.
Ma se spesso il padre viene escluso dalla vita del figlio sin dalle prime fasi della vita, come può poi essere visto, ascoltato e riconosciuto a sua volta?
Facciamo un passo indietro; torniamo alle origini della vita e vediamo meglio la funzione del padre sin dal concepimento.
La consapevolezza della paternità
Mentre la consapevolezza della maternità nasce con l’inizio dell’umanità, la consapevolezza della paternità ha necessità di molto tempo e di più passaggi per nascere. Risale “solo” a 3000 anni fa.
Nel Neolitico (10.000a.C.-3.500a.C.), siamo dunque nella preistoria, nel passaggio dalla raccolta dei frutti spontanei all’agricoltura nasce la consapevolezza della necessità di un seme e quindi della paternità. Ma sono necessari ancora molti secoli per comprendere bene il contributo paterno al concepimento.
Nel IV sec. a.C. Aristotele individua nel seme maschile l’elemento essenziale per la riproduzione. Per Aristotele è il seme maschile l’inizio della nuova vita. La futura madre dà il suo grembo per far crescere il seme maschile, come se fosse un buon terreno fertile per far mettere radici al seme maschile.
Arriviamo nel 1672 con il giovane chirurgo olandese Reiner De Graaf. Egli comprende che oltre al seme maschile c’è anche l’ovulo femminile. R. De Graaf scopre la migrazione dell’ovulo nei mammiferi e la sua migrazione dalle ovaie all’utero. Scopre il concepimento come l’incontro tra seme maschile, lo spermatozoo e il seme femminile, l’ovulo.
Lo sviluppo del bambino e la relazione con il padre
Sappiamo oggi che nel concepimento spermatozoo e ovocita s’incontrano, e da 23 cromosomi maschili e 23 cromosomi femminili si genera l’embrione che compie i suoi primi passi dalla salpinge fino all’utero, dove si annida e prosegue per nove mesi il suo sviluppo.
Sicuramente durante tutta la vita prenatale c’è una prevalenza della funzione materna, che accoglie, nutre e contiene nel contatto uterino. Il padre, da fuori, sostiene il processo, partecipa emotivamente e sostiene la donna a far si che il figlio non diventi un tutt’uno con la madre.
Il padre, durante la gravidanza, è quindi esterno ed informa il figlio che esiste un mondo fuori e, nello stesso tempo, è parte del processo con la presenza dei suoi 23 cromosomi che ricordano che quel figlio che sta crescendo non è un tutt’uno con la madre, ma è diverso da lei proprio per la presenza dei 23 cromosomi paterni.
Più di trent’anni fa sentii una serie di conferenze a Roma di presentazione della scuola SEOr, una delle prime scuole di formazione per psicoterapeuti psicocorporei, e fu proprio il tema sulla paternità che mi affascinò.
Ancora oggi quando nei convegni in cui si parla per ore di relazione, ma poche e sporadiche volte si parla del valore della funzione paterna, risento la voce del Dott.re Francesco Dragotto che ancora oggi stupisce valorizzando la funzione paterna nello sviluppo dell’essere umano.
Di fatto nasciamo verso un padre, e la diade madre-bambino, tanto studiata, di fatto esclude il padre, comunque presente.
Certamente la madre, soprattutto nelle prime fasi della vita, è fondamentale. E’ nel suo corpo che avviene il concepimento, lo sviluppo e la nascita del neonato ed è sempre attraverso il suo corpo che il bambino viene nutrito con l’allattamento.
Ma la presenza del padre è necessaria ad una crescita sana di quel figlio.
Il padre protegge il piacere e l’intimità della relazione madre – bambino; è garante contro la simbiosi confusiva e la depressione post – partum della madre.
L’immagine del quadro che ho mostrato ad inizio articolo è di Jean- Eugène Buland (1852-1926)- Bonheur des parents (1903) Felicità dei genitori.
Questa immagine è apparsa su facebook e l’ho subito condivisa, è stata scelta dall’autrice Giorgia Cozza per il libro: Scusate se allatto.
Questo quadro ci dà proprio l’idea di un’atmosfera sana e piacevole. Il padre è presente ed è soprattutto piacevolmente coinvolto in quello scambio. E’ davanti alla mamma che allatta e guarda con piacere e tenerezza la propria donna e suo figlio che viene allattato.
È l’immagine del piacere e dell’appagamento vero e completo di quel neonato.
Forse il titolo più appropriato dell’opera potrebbe essere semplicemente Il piacere.
Il piacere vero non è mai chiuso, escludente, assoluto e questa immagine della triade lo raffigura bene.
Quel bambino viene nutrito sia dal latte materno che dall’affetto e dal piacere espresso dalla madre e dal padre che lo guardano, lo sostengono e lo proteggono.
Ma proseguiamo il viaggio dello sviluppo umano.
Nel proseguire la sua crescita il bambino diventerà sempre più competente e indipendente; tenderà all’esplorazione del territorio intorno a lui: dal gattonare al camminare, fino all’introduzione nel mondo della scuola,
La funzione del padre è sempre più in primo piano: riconosce l’individualità del figlio e lo sostiene verso il mondo sociale.
La funzione del padre e della madre in adolescenza è quello di aiutare i figli a separarsi dalla famiglia e divenire uomini e donne.
Per diventare uomini e donne e andare nel mondo è necessario essere riconosciuti nella propria individualità e sessualità adulta, attraverso un processo d’identificazione e di separazione con le figure genitoriali.
Concludo evidenziando come le due funzioni, paterna e materna, siano fondamentali entrambe ed entrambe iniziano dal concepimento.
Se quel padre viene escluso o allontanato, da subito, dal processo di crescita del proprio figlio, non si può pretendere poi che quell’uomo -padre sia capace di sostenere il figlio nella sua crescita. La sensazione di non essere ascoltato e di essere svalorizzato sarà sempre presente in Lui causando spesso un distacco emotivo dalla vita del proprio figlio.
Ogni volta che quel bambino incontrerà una difficoltà tenderà a ritornare in quel mondo duale materno ed escludente nel quale, solo lì, può sentirsi compreso e protetto.
Per non rischiare quindi di innescare relazioni confuse, che poi è difficile trasformare, è importante dare valore alla coppia genitoriale e alle due funzioni materna e paterna ben chiare, distinte e solidali sin dall’inizio della vita.
Funzioni genitoriali presenti e definite non solo sono il presupposto per una sana vita affettiva e relazionale dei bambini di cui abbiamo cura, ma rappresentano anche le fondamenta per una società fondata sull’affettività.
Articolo a cura della
Dr.ssa Dott.ssa Francesca Zoppi
Psicologa Psicoterapeuta a Roma e Nettuno
Bibliografia
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