Attacco di panico o ansia?
“Aiuto dottore, soffro di attacchi di panico”. Sempre più frequentemente le persone che mi contattano telefonicamente esordiscono in questa maniera.
Il disturbo da attacchi di panico sembra essere la sindrome maggiormente diffusa e pervasiva, ma non sempre si tratta di questo.
E’ sempre più diffusa la pericolosa tendenza a diagnosticasi da soli i propri disturbi, e non solo per gli attacchi di panico, ma per tutte le psicopatologie e per le malattie organiche.
La diffusione delle notizie in rete da un lato ha consentito l’accesso ad un numero maggiore di informazioni, un tempo disponibili solo agli addetti ai lavori ma, dall’altro lato, è sempre più difficile orientarsi nell’immensa mole di notizie disponibili, cosa che riesce a fare a malapena un addetto ai lavori.
Alla comparsa dei devastanti sintomi di quello che noi riteniamo essere un attacco di panico, è bene consultare il prima possibile uno specialista: uno psicologo o uno psichiatra.
Occorre effettuare una diagnosi differenziale tra episodio di attacco di panico, disturbo di panico e altre patologie psichiatriche od organiche; per quest’ultima diagnosi differenziale lo psicologo proporrà l’invio ad un medico.
Gli specialisti fanno ricorso a dei manuali diagnostici riconosciuti dalla comunità scientifica.
Tra questi, il più diffuso è il DSM, attualmente alla quinta edizione (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione (DSM-5), Raffaello Cortina Editore, Milano 2014).
Secondo questo manuale, l’attacco di panico si caratterizza da un intenso episodio che raggiunge un picco in circa 10 muniti e in cui sono presenti quattro o più sintomi tra quelli sotto elencati:
- palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia
- sudorazione
- tremori fini o a grandi scosse
- dispnea o sensazione di soffocamento
- sensazione di asfissia
- dolore o fastidio al petto
- nausea o disturbi addominali
- sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento
- derealizzazione (sensazione di perdere il contatto con la realtà) o depersonalizzazione (sensazione di percepirsi distaccati da sé stessi)
- paura di perdere il controllo o di impazzire
- paura di morire
- parestesie (torpore o formicolio)
- brividi o vampate di calore.
Gli specialisti devono comprendere se i sintomi non siano dovuti a crisi di ansia o fobia, oppure a sottostanti condizioni psicopatologiche, oppure ancora se non vi sia una condizione organica che possa produrre una sintomatologia simile.
Ad esempio, se l’episodio è insorto alla visione di un oggetto che ci suscita paura o ribrezzo, potrebbe trattarsi una crisi fobica; se i sintomi insorgono quando si ripensa ad una situazione traumatica vissuta qualche tempo prima o accadono nei luoghi che ricordano il trauma, potrebbe trattarsi di un Disturbo Post-Traumatico da Stress. Anche alcune patologie somatiche, come l’ipotoiroidismo o l’asma possono innescare sintomi vissuti come attacco di panico. Di qui si ribadisce la necessità di un’accurata diagnosi differenziale, poiché a seconda della diagnosi va effettuato un intervento terapeutico appropriato.
Nel modello teorico-metodologico della psicoterapia corporea abbiamo degli indicatori che ci aiutano ancora meglio a definire il disturbo: Il “dove e come” sentiamo i sintomi nel nostro corpo ci aiuta nella diagnosi differenziale.
Se gli episodi di attacco di panico persistono nel tempo e , sempre secondo il DSM-5, almeno uno degli attacchi è stato seguito da un mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi:
- preoccupazione persistente di avere altri attacchi;
- preoccupazione a proposito delle implicazioni dell’attacco o delle sue conseguenze (paura di perdere il controllo, di avere un attacco cardiaco, paura di impazzire, di morire) ;
- significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
Potremmo trovarci di fronte ad un disturbo di panico.
Dott.Fabio Carbonari
Psicologo Psicoterapeuta Roma