Premessa
Ho visto il film Basilicata cost to cost di Rocco Papaleo la scorsa estate in spiaggia,
durante una rassegna estiva.
Il film mi era piaciuto soprattutto per il senso di leggerezza e nello stesso tempo di
profondità che mi aveva lasciato.
Queste sensazioni mi erano rimaste dentro per molto tempo; se ci ripensavo
ridevo, c’erano delle mie emozioni che risuonavano con le scene del film.
Durante la programmazione dei “ Seminari del Sabato a via Astura” sul tema
della relazione, non ho avuto dubbio nel proporre questo film.
Le metodologie che utilizziamo all’Istituto Reich, come l’educazione e la
comunicazione affettivo emozionale, il massaggio bioenergetico dolce, il
parenting the parents passano anche attraverso la relazione, il contatto corporeo
e la respirazione funzionale. Sono esperienze leggere, perché siamo nel campo
della prevenzione; lente, poiché necessitano di un tempo per essere rielaborate;
profonde, perché trattano la relazione umana, il contatto con se stessi, le proprie
esperienze affettive, le proprie emozioni.
Il film di Rocco Papaleo mi aveva lasciato proprio questo senso di leggerezza, di
semplicità, di contatto e di riscoperta di se stessi, di individuazione e di presenza.
Insieme a Fabio Carbonari, con cui ho preparato e condotto l’esperienza,
abbiamo fatto più prove, e deciso di far vedere le prime due scene per poi
passare direttamente alla settima scena scorrendo il film da quel punto fino alla
fine.
Il titolo dato al lavoro è stato “La Buona Relazione”.
La premessa teorica dalla quale siamo partiti e su cui abbiamo impostato il
lavoro è stato considerare la relazione come un bisogno primario dell’essere
umano che non può rimanere insoddisfatto.
L’essere umano è generato dalla relazione tra l’ovocita e lo spermatozoo;
durante tutto lo sviluppo prenatale il feto è sempre in relazione con l’ambiente
utero.
Dalla nascita alla prima infanzia l’Io del bambino si individua e si separa sempre di
più rimanendo in contatto con l’altro, il Tu della relazione.
La relazione che co-costruisce con il “Tu” è la sua base sicura, che gli consente di
muoversi nel mondo e relazionarsi ad altri “Tu”.
L’essere vivente vive in continua relazione con l’ambiente che lo circonda; isolato,
da solo, non sopravvivrebbe.
La relazione è la percezione e la comunicazione emozionale, affettiva e corporea
dell’Io con se stesso, con un “Tu” e con gli altri, fino a costruire il senso del Noi.
Tale comunicazione può essere alterata da eventi traumatici e può essere
confusa e congelata se il dolore che consegue al non sentirsi amati e compresi
non viene attraversato ed espresso.
Torniamo ora al film che ci ha dato occasione di emozionarci e di riflettere su
questi temi così centrali per la nostra esistenza.
Il Film:
Nicola è, professore di matematica di un liceo artistico a Maratea, gli piace
comporre musiche ed è la voce di un gruppo musicale.
Franco suona il basso, Salvatore la chitarra e Rocco, che non sa suonare, le
percussioni; in realtà nella prima scena suona il fodero della chitarra di Salvatore.
Nicola ha un’ idea: andare a suonare al festival di Scansano Ionico, ma dato che
in automobile con la super strada ci si mette solo un’ora e mezza, l’impresa è
andare a piedi partendo dieci giorni prima e attraversando la Basilicata dal mar
Tirreno al mar Ionio.
Gli amici del gruppo aderiscono all’impresa
Franco, amico da sempre di Nicola, vive da solo e lavora come ebanista nella
sua bottega. La bottega di Franco è anche il luogo dove gli amici si incontrano
per suonare e comporre.
Salvatore lavora alla tabaccheria di famiglia con sua madre.
Rocco vive essenzialmente a Roma e viene a Maratea solo nel periodo estivo ed
è diventato il beniamino di Maratea dopo aver partecipato a degli spettacoli
televisivi.
Salvatore e Rocco sono cugini, figli di due sorelle e due fratelli.
Rocco si chiede cosa ci stia a fare nel gruppo, visto che non sa suonare, ma
Salvatore è convinto che la sua presenza nel gruppo renderà sicura la loro
selezione per il festival di Scansano.
Trovano un nome per il gruppo “Le pale Eoliche”.
Rocco intitola la loro impresa Basilicata cost to cost e organizza una conferenza
stampa per pubblicizzare l’evento, invitando televisioni, radio e testate
giornalistiche nazionali e locali.
Alla conferenza stampa si presentano solo un prete e una giornalista locale di
nome Tropea.
Nel gruppo c’è un momento di smarrimento. Nicola, sostenuto da Franco, decide
comunque di presentare il gruppo e il progetto.
Tropea, suo malgrado, dovrà seguire e filmare il gruppo per un reportage
commissionato dal prete.
E’ arrivato il momento della partenza dell’impresa: “quattro amici, un carretto e
un cavallo” si avviano verso un nuovo viaggio.
La giornalista , incredula e annoiata, inizia a filmare il viaggio, “sempre la stessa
scena”, tornando poi ogni sera indietro e raggiungendo successivamente il
gruppo in punti determinati del percorso.
Dopo qualche giorno anche Tropea deciderà di far parte dell’avventura .
Durante il viaggio i musicisti attraversano paesaggi spettacolari, incontrano
personaggi e situazioni importanti. Durante quest’avventura i quattro e Tropea si
incontrano, si conoscono e ognuno di loro ha modo di entrare più profondamente
in sintonia con se stesso e con gli altri.
Dieci giorni dopo arrivano sul mar Ionio.
Qui si accorgono però che il mare è a 10 chilometri da Scansano Ionico e
mancano poche ore all’inizio del festival. Corrono verso il paese ma si perdono in
“ quelle stradine di campagna tutte uguali” e arrivano a Scansano a notte
inoltrata e a festival finito.
Rocco, che si era separato dal gruppo qualche giorno prima, li aspetta in mezzo
ad una piazza deserta. Sono delusi, stanchi, litigano tra loro. Dopo un po’ arriva
anche Lucia, la moglie di Nicola, che dopo una riconciliazione con il marito gli
chiede di suonare per lei.
Il gruppo si ricompone, Rocco chiede la sua giacca di scena e presenta il
gruppo: “Siamo partiti per cercare chi siamo, abbiamo capito ciò che non
siamo….”. Suonano nella piazza deserta con Lucia entusiasta nella pioggia.
Il gruppo non riesce a suonare al festival di Scansano Ionico ma riesce a portare a
termine il progetto inconsapevole, ma più profondo, che emerge con chiarezza
nelle ultime scene del film.
Le scene utilizzate
Già dalle prime scene e nelle prime parole si intuisce la tematica di tutto il film.
La voce di Nicola ci accompagna come le prime note di una sinfonia:
Nicola ha passato una vita ad adeguarsi alla Basilicata e al suo lavoro di
insegnante, ma si sente sempre inadeguato.
E’ sposato, non ha figli.
Sente il desiderio di fare qualcosa di memorabile, qualcosa che vuole fare
attraverso la musica, da solo, in Basilicata, sua terra madre.
Dal desiderio di emergere, di definirsi, di individuarsi nel proprio spazio vitale nasce
il progetto del viaggio: attraversare la Basilicata dal mar Tirreno allo Ionio per
partecipare al festival di Scansano Ionico.
Nicola sceglie di andare a piedi e non in macchina, un tempo lento scandito dal
passo del cavallo, e definito in 10 giorni.
Un progetto che Nicola sintetizza in poche parole: ”Darsi un regalo, sperando di
meritarlo!”.
Dal momento che il progetto è stato definito c’è poi la decisione di attuarlo!
Ogni personaggio esprime modi diversi di porsi rispetto alla definizione di un
proprio progetto.
Ognuno ha i propri tempi: Tropea si aggiunge dopo; Rocco si deve prima
separare dal gruppo e poi scegliere di farne parte; Franco deve fermarsi a
pescare; Salvatore deve fermarsi al ristorante e anche Nicola, che è l’ideatore
del progetto, deve lasciare momentaneamente il gruppo per incontrare la
moglie.
Pur essendo ciascuno solo con se stesso, come Nicola che deve separarsi dalla
moglie che non lo approva e sostiene, l’esperienza è scelta e vissuta nel gruppo.
Il gruppo dà forza e sostanza a questa avventura.
Nelle ultime scene il film consente di avvicinarsi e conoscere affettivamente i
personaggi.
La storia di Franco, il bassista del gruppo, è raccontata da Nicola.
“Franco ora non parla, prima parlava. A scuola era un tipo che piaceva alle
ragazze. ….era il primo che aveva baciato, il primo che aveva scopato..” poi si
era innamorato di Leda, una ragazza più grande di lui, sposata. I due si amavano.
Leda stava per lasciare il marito e Franco saltò uno scritto della maturità per poter
stare con lei. Poi una disgrazia: Leda morì in un banale incidente domestico. Da
Allora Franco si chiuse in se stesso e non parlò più, non ha amici, se non Nicola, e
lavora da solo nella sua bottega. Gli piace pescare; gli piace sentire il pesce che
abbocca all’amo e poi gli piace lasciarlo libero.
Durante il viaggio Franco e Tropea si avvicinano sempre di più, si comprendono e
si piacciono.
Tropea racconta a Franco una sua storia da bambina. Una notte di Natale vide
Babbo Natale nel giardino di casa e, quando si girò, sotto l’albero c’erano tanti
regali. Da allora Tropea continua ad aspettare Babbo Natale…
Tropea scrive dei versi per Franco: “Due cubetti di ghiaccio siamo noi..” e Nicola
mette in musica questi versi.
Salvatore fino a sette anni prima studiava medicina a Roma. Arrivato all’ultimo
anno di corso si era innamorato di una ragazza che le piaceva molto, ma lei si era
innamorata di suo cugino Rocco, con cui ebbe una storia.
Per questo Salvatore stava male e iniziò a sbagliare gli esami: prima uno, poi un
altro e poi un altro ancora.
I suoi genitori sembravano presi solo dal cugino, che appariva tutte le sere in
televisione e non si accorsero, o non diedero importanza, ai malesseri del figlio; di
conseguenza a Salvatore non importò più niente di se stesso; ebbe una forte
depressione e lasciò l’università.
In una scena del film Salvatore si trova a soccorrere e salvare con un intervento
improvvisato un uomo che subisce un incidente automobilistico. Per lui è
l’occasione per contattare di nuovo la propria storia.
Nelle ultime battute il gruppo arriva a Scansano Ionico.
Salvatore e Rocco incontrandosi litigano per la prima volta e poi si chiariscono.
Salvatore decide di finire l’università, Rocco, che in realtà da due anni non lavora,
si è stancato della vita che conduce e sente che gli piacerebbe fermarsi a
Maratea, lavorando alla tabaccheria della zia, magari rinnovandola.
E’ mattina i protagonisti hanno dormito all’aperto sul palco.
Rocco ammicca compiaciuto a Franco nel vederlo abbracciato a Tropea e
Franco gli risponde; si Franco ha parlato! Salvatore incredulo esclama “Franco
hai parlato, te la sei dimenticata Leda!” E Franco: “Leda non la dimenticherò
mai!” Tropea sente queste parole, se ne dispiace e si allontana attraversando la
piazza: “Era meglio che stavo zitto!” dice Franco. Nell’aria c’è comunque gioia.
Franco rincorre Tropea; Salvatore, Rocco, Nicola, Lucia lo seguono con lo sguardo
ridendo contenti per avere sentito la sua voce.
L’esperienza
Dopo la proiezione delle scene del film diamo il tempo di sentire e di esprimere
pensieri, emozioni, sensazioni.
Nessuno dei presenti si muove per una eventuale pausa che avevamo proposto, e
che quindi decidiamo di non fare.
Le emozioni più grandi riguardano il fatto che Franco parli e che il dolore
congelato improvvisamente si sciolga.
Il forte dolore causato da un evento banale ma crudele può cambiare la vita;
congela l’emozione e il desiderio di comunicare.
Insieme ripensiamo al cambiamento anche fisico di Franco durante il film e come
nelle ultime scene si comprenda il desiderio nuovo di comunicare attraverso
parole non dette.
Che cosa lo ha aiutato?
C’è stata sicuramente la sua decisione iniziale nell’intraprendere il viaggio, dal
momento che ha ascoltato con attenzione ed ha trascritto letteralmente le
parole di Nicola piene d’entusiasmo.
C’è stato poi l’essere accolto e amato dal gruppo così come è.
Tra Franco e Nicola c’è un’amicizia da sempre, da ragazzi da più di venti anni,
un’amicizia basata sul rispetto e la comprensione. Franco rinuncia a tutti i legami
affettivi possibili, ma non all’amicizia con Nicola dalla quale riparte per un nuovo
viaggio e riprende a vivere. Franco decide di non tradire questa relazione dando
valore alla spinta vitale di Nicola, facendola sua fino in fondo e sostenendo
l’amico nei momenti critici.
Altre emozioni emergono rispetto alla depressione di Salvatore, spiegata con
poche parole molto chiare: nessuno lo ha visto soffrire, neanche i suoi cari, “A
nessuno gliene importava niente di me, e così mi sono convinto anch’io.
Neanche a me importava più niente”
Di Tropea emerge la rabbia. Frustrata dalla vita e dalla relazione con il padre è in
eterna attesa di un Babbo Natale con tanti regali per lei. Nel percorso del film
compie una grande trasformazione: vede e riconosce i piccoli regali della vita
che stanno ovunque e che prima di allora non aveva avuto il coraggio e la
possibilità di vedere, di riconoscere, di avvicinare, e di prendere.
Il piacere della semplicità di una relazione fatta di sguardi, di tenerezza e di
abbracci.
Colpisce il cambiamento che avviene nel suo sguardo che si ammorbidisce e
che irradia una nuova luce.
L’idea del viaggio è di Nicola.
Egli si assume la responsabilità di questa idea e decide di non lasciare il gruppo
neanche per una notte come vorrebbe la moglie.
Per far questo rischia la relazione con lei e le dice di no!
Nel dirle no, è uomo, è solo.
Pur non avendo figli, Nicola assume una funzione paterna nei confronti del gruppo
e del progetto, ma soprattutto nei propri confronti.
Di certo egli si perde sulle “stradine di campagna tutte uguali” , ma perde ciò che
era il progetto apparente, la sovrastruttura, e perdendo questo lascia emergere il
progetto vero: incontrarsi, conoscersi, amarsi. Questo è il primo regalo che ci
possiamo dare e dal quale inizia il mondo delle relazioni, dell’incontro con l’altro e
con gli altri.
Rocco forse è il più fragile del gruppo. Deve andarsene per poi decidere di
tornare indietro e far parte a pieno titolo di un gruppo a cui è mancato, che lo
pensa, che gli vuole bene. La vita che fa non gli piace, è in crisi di identità, chi è
lui veramente?
Ci vuole tutta una vita per comprenderlo, ma certo oggi sa ciò che non è; non è
l’apparenza di un uomo che deve comparire sui teleschermi per potere esistere.
Dal lavoro è emerso come la relazione sia semplice, partendo dalla relazione con
se stessi e come sia grande il valore del gruppo, dove la gioia di uno si moltiplica,
divenendo la gioia di tutti.
Francesca Zoppi